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LA CASERMA DEI CARABINIERI REALI

E L'EX MONASTERO DI S'ANNA

DI FRANCOFONTE

FRANCOFONTE

L'INSEDIAMENTO DEI REALI CARABINIERI

 

Fino ad oggi la storia dei Reali Carabinieri a Francofonte è stata tramandata da fonti orali oltre ai brevi cenni su alcune pubblicazioni oltre a numerose cartoline dove viena puntualmente inquadrata ed in particolare nelle edizioni posteriori agli anni '10 el XX secolo.

Una lunga ed impegnativa ricerca mi ha permesso di recuperare alcuni documenti che, anche se presentano numerose lacune, testimoniano le prime fasi dell'insediamento fino alla realizzazione della caserma in uso fino ai nostri giorni.

La raccolta comprende copie dell'epoca di numerosi documenti a partire dal 1863 fino al 1920 circa, tra questi alcuni contratti di locazione, manifesti, progetti per la sistemazione dei locali e la ricostruzione della caserma oltre ad alcune cartoline. Si aggiungono estratti da fonti letterarie.

Un ulteriore elemento rende importante la raccolta: la caserma occupa un vecchio edificio, il convento e chiesa di Sant'Anna della cui storia ne parla Matteo Gaudioso nei suoi volumi. Di questo monumento oggi non resta quasi niente, sono ancora visibili soltanto alcune tracce del muro perimetrale, navata destra, con i resti di alcuni altari nell'attuale via Sant'Anna.

 

BREVI CENNI STORICI

 

La fondazione del convento e della chiesa risalgono agli anni successivi al terremoto del 1693 ma già in precedenza nello stesso sito, verso il 1630 era stato concesso ad uso convento il palazzo Gioeni. Il convento venne concesso dal marchese don Ludovico e utilizzato da due ordini i minori osservanti di San Francesco d'Assisi ed ai frati di Santa Maria di Gesù. Nel 1640 veniva sgombrato un magazzino di grano di Giovanni Bonanno per accomodarvi la chiesa di Santa Maria di Gesù.

Dopo il terremotodel 1693 il convento e la chiesa vennero ricostruiti sullo stesso sito e nel 1748 venne nominato Convento di Santa Maria di Gesù sotto il titolo di Sant'Anna. I lavori di ricostruzione della chiesa cominciarono verso il 1696 e si conclusereo nel 1737, come si poteva leggere su l'architrave della porta (GAUDIOSO pag 116 formazione urb. E sacra riga 14 )

 

LA CASERMA

 

Per certo sappiamo che l'ingresso ufficiale dei Reali Carabinieri avvenne il giorno 11 novembre del 1861, questo avvenimento è ampiamente descritto nel volume “Don Liborio e l'età che fu sua di Angelo Marcellino” del quale ripropongo in allegato parte del testo. Nei primi anni del loro stanziamento e comunque fino agli anni '70 del XIX secolo non ebbero una sede fissa ma utilizzarono strutture di fortuna messe a disposizione del comune e rimborsate dall'amministrazione provinciale che ebbe ruolo importante nella gestione delle opere pubbliche.

Al momento non abbiamo elementi per la localizzazione della prima sede, sappiamo solo che la prima sede venne abbandonata per “ l'assoluta inabilità del locale occupato”(1). Ma a partire dal mese di ottobre del 1863 e con contratto d'affitto stipulato dal Sindaco Sebastiano Amico il 14 novembre 1863 si assegna la casa dell'albergatore Salvatore Denaro Angelica sita in prossimita della strada detta di Santa Anna alla quale aveva accesso (1/2/3/4).

In esecuzione della Legge del 28 giugno 1866, n° 2987 e della successiva Legge del 15 agosto 1867, n°3848 ovvero a seguito della soppressione dei beni ecclesiastici a Francofonte venne destinato a caserma il convento di Sant' Anna situato presso la piazza principale del paese, di particolare interesse un documento “minuta” della deputazione provinciale di Siracusa sulla cessione degli immobili da parte dell'Amministrazione del fondo del culto alla provincia (5). Da una nota del 6 novembre 1871 dell'ufficio di registro di Lentini veniamo a conoscenza che l'immobile venne ceduto alla Provincia con verbale del 1 febbraio 1870 (6) e risulta anche che parte dell'immobile, nello specifico due locali al piano terra, erano stati concessi in affitto per atto pubblico del 3 febbraio 1861 rogato dal notaio Amico di Francofonte con scadenza il 31 dicembra 1866, e poi continuato “colla tacita” ad un certo Impeduglia Michele di professione barbiere e Pugliarello Michele calzolaio un terzo locale era abitato da Maceo Gaetana (6)

Verso il 1872 iniziarono i primi interventi di risitemazione delle botteghe che continuarono nel 1874 intervenendo nelle scuderie al piano terra (7/8/9).

Ma col passare del tempo le condizione dell'edificio, nonostante gli interventi di risistemazione, non garantivano una permanenza sicura. Per questo motivo l'amministrazione provinciale dovette decidere se continuare gli interventi di restauro o procedere alla demolizione e ricostruzione dell'edificio.

Nel 1900 venne redatto il primo progetto per la “ricostruzione” della caserma prevedendo la demolizione di un buona porzione del convento con in previsione il riutilizzo di alcuni materiali. (TAV.1)

Il progetto fu affiancato da una nuova proposta, nel 1901 il costruttore Cultrera propose all'amministrazione provinciale l'affitto di un'edificio in via principessa Elena (sulla strada per Lentini probabilmente l'attuale via Roma in prossimità dell'ingresso del paese) (TAV.2/3) a quel tempo una strada importante perchè di transito tra Lentini e Vizzini (da non molto tempo ammodernata e dotata di ponti nel tratto extraurbano), come si vede da alcune cartoline dei primi anni del 1900 si vedono numerose attività artigianali ed è molto fraquentata, su questo argomento ne parlo in un articolo di poco tempo fa. Ma questa proposta non fece altro che rallentare l'apparato burocratico e soltanto nel 1905 venne pubblicato il bando per i lavori.

Tuttavia per l'esecuzione dei lavori bisognerà aspettare il decennio successivo.

In un documento datato 1912 relativo alla demolizione della chiesa di Sant'Anna i muri limitrofi quelli dei palazzi Vassallo e Gaudioso quelli degli uffici del telegrafo e della caserma dei carabinieri risultano ancora in pessime condizioni e in finzione dell'abbattimento della chiesa vanno rinforsati e “covertarli a tegole onde non deperire”.

Da una cartolina, probabilmente degli anni '30 del XX secolo e viaggiata nel 1939 non risulta alcuna demolizione, che avverrà in data poco successiva.

L'ARRIVO.

 

L'unica notizia dell'arrivo dei Reali Carabinieri la troviamo nel volume di Angelo Marcellino, Don Liborio e l'età che fu sua che di seguito riporto:

“Il giorno 11 di novembre – giornata di San Martino, e che ricordava la località della fàusta battàglia dell'anno precedente – si videro arrivare in paese il brigadiere e i sei carabinieri reali, de' quali era ststa già preannunziata la venuta.

Allora in Sicilia, e spècie ne' piccoli comuni – non ancora vigendo la Leva Militare e non potèntosi quindi i Carabinieri prescegliere, come appresso, tra tutti i coscritti de' varj paesi – non se ne poteva conòscere il popolare e libero reclutamento ed equamente apprezzarne le grandi benemerenze delle virtù civiche e militari e delle splèndide tradizioni di eròica abnegazione. Venivan per contro, nel Meridione considerati e temuti quali « pretoriani di Re Vittorio ». Alla loro volta, essi arrivàvano quaggiù, da noi, non ancora scervi di quell'antipàtico sentimento regionalistico di preminenza d'impèrio, maggiormenti sostenuto da falsi ed ostili preconcetti, màssime per avervi a combàttere ilbrigantàggio, che erroneamente generalizzàvano in quasi tutti gl'isolani.

Non per tanto, si fècero un dovere di andare a riceverli alle porte

del paese tutte le autorità locali con la bandiere della Comune in testa e seguite dalla banda comunale e da gran codazzo di cittadini. I sacristi delle chiese si mìsero, al solito, a martellare le campane a festa.

L'entrata fu disposta col brigadiere deferentemente in avanti. Con la sciàbola sguainata, si mise egli a sinistra de' suoi quattro subalterni pedoni, che portàvano i fucili a bilància; mentre, con il bràccio sinistro incollato ad arco sul fianco e con la sciàbola pure sguainata ed altra nella mano destra, aprìvano il corteo gli altri due carabinieri a cavallo.

Eran, tutti e sette, imponentìssimi nella loro bella uniforme di gala, con que' signorili guantoni bianchi alle mani, con que' maestosi cappelli a incùdine, portati sul davanti, sopra la circolare coccarda tricolore, la argèntea fiamma a giglio e sormontati da' gran pennacchi a piume bleu in sotto e rosse in cima, con l'argèntee spalline sulle spelle quadrate, con quell'incrocio di magnìfici cordoni a trèccia bianca e nera tra dòppia fila di scintillanti bottoni d'argento, su' petti poderosi, e con le grandi strisce rosse a' pantaloni e anche agli orli delle svolazzanti falde della giubba, in dietro, sulle cui estremità pure spiccàvano i fiammanti piccoli gigli ricamati in argento, sotto altra fila di bottoni luccicanti. Altri, rubicondi, pettoruti, tutti tutti e sette: e avèvano gran mustacchi neri e folti pizzi, imitanti quelli di Vittòrio Emanuele e di Napoleone; e schizzàvano di qua e di là, e segnatamente sulle donne, folgoranti occhiate con cipìglio imperioso, arcigno, come di conquistatori e non di « patriòttici fratelli ».

Questa fu la prima disilusione di Don Liborio, S'era figurato che avèssero ad èssere gioiosi, aperti, confidenti, e che lui avesse dovuto, sin dal primo incontro, sùbito con essi fraternizzare. In tale intento, si era spinto al suo sòlito, lì lì, vicino al brigadiere, appunti per cercare di entrare con esso in intimità: lui, che era stato ed era « un autentico liberatore », e che avrebbe potuto ben delucidare sule condizioni del paesa quel « rappresentante del Re Galantuomo », quel « prode querriero dell'Itàlia lìbera ed una »... Così aveva pensato Don Liborio.

Invece, nel mèttersi tutti in màrcia e avendo prinvipiato la banda a suonare l'inno garibaldino - « Alt!... Alt!... » gridò quel brigadiere con vociona chiòccia, facèndosi di fuoco in faccia - « Alt!... sacrebleu!... » Mica musica sovversiva!... Si suoni « la bella Girondin... la Violetta... » Countacc! … Mica sonate ribelli!...» Ah, era « fuori ordine » questa circoscrizione?!... Avrebbe pensato lui a mètterla a posto! - E tornò a sacramentare: « Ost....eria!... Sacrebleu!... ».

Don Liborio allocchì, e come lui, tutti.... E ci volle del bello e del buono da parte del giùdice e delle altre autorità prima che gli si lasciasse persuadere che qui s'era tutti, tutti, dal profondo del cuore e non per fintàggine o timore, tutti devoti a Sua Maestà Vittorio Emanuele di Sàvoja, tutti monarchici aitèntici, autenticìssimi...

« Alla larga!... » intimorito disse in suo pensiero Don Liborio, e si tirò da parte.

Ma, da lì a pochi giorni, quel brigadiere e i suoi stessi carabinieri lasciaron vedere che po' poi non eran que' diavoli che s'èrano in prima addimostrati. Ci tenevan – sì, e come! - all'inconcussa autorità de' propri galloni, e tutti i paesani stèssero attenti a misurar le parole! Ma, in fondo eran brava gente, che anzi mettevan la pelle a rìschio per difender le persone oneste da' bricconi; e spècie il brigadiere era un soazzèvole buontempone che, màssime nelle serate in cui da' giovani « civili » - e tra costoro aveva creduto opportuno non far notare la sua assenza Don Liborio – veniva invitato a scopo di bisbòccia, si dava a raccontare tra un bicchiere e l'altro di prelibati vini vecchi paesani, fatti spaventosi di guerra alternati da piccanti avventure e graziosi enèddoti di « quelle parti di lassù ». Uso, però, a' leggieri vinetti del Piemonte e pigliando confidenza a trattare i nostri con la stessa liberalità, passava spesso, tra il lusco e il brusco, in un esuberante stato di brio, per il quale si abbandonava a sue speciali grasse risate e a dar buffetti sulla pància a questo e a quello. Ma nell'esercizio delle sue funzioni, in ufficio e per le strade, tornava ad essere di quella fierezza autoritària che si addiceva al suo grado.”.

E' l'unica descrizione dell'arrivo ceicarabinieri a Francofonte e fortunatamente anche abbastenza dettegliato.

Piazza Garibaldi - sullo sfondo la caserma dei Reali Carabinieri e i resti del convento di S. Anna - cartolina postale viaggiata nel 1924

Progetto definitivo dell'arch. Gaetano Avolio

da: l'ingegneria moderna — Anno VIII N. 1

Tav. 1 - Progetto della caserma dei Reali Carabinieri del 1901

Tav. 2 - Progetto sull'attuale via Roma

Tav. 3 -  via Roma

documenti sulla soppressione dei beni ecclesiastici - Legge del 28 giugno 1866, n° 2987 e della successiva Legge del 15 agosto 1867, n°3848

I Reali Carabinieri e le feste patronali

© Fabio Giomblanco 

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